LETTERA 178 MAGGIO - GIUGNO 2014
Editoriale:
“...MA QUANDO? MA DOVE, O SIGNORE?” “OGNI VOLTA CHE ….”
Autore:
Clelia e Gianni Passoni - Responsabili Regione Nord Est A
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Da un po’ di anni stiamo riflettendo sull’importanza del
corpo; un insieme di gesti, di sguardi, di parole, di pensieri. Di come tutto
questo manifesta quello che è dentro di noi, quello che siamo, cioè un modo di
essere e di esserci.
Questo stile siamo noi, in carne ed ossa, che ci muoviamo
nel mondo, lo abitiamo con cura e simpatia, o ne prendiamo le distanze. Siamo
noi con il nostro agire, il nostro sentire, il nostro sfruttare o meno i
talenti, tollerare o giudicare mancanze e debolezze. Lo stile diventa
movimento, modo di camminare, parlare, tacere, vestire, mangiare,
divertirsi..., quindi il corpo ospita necessariamente lo stile.
Forse parlare di stile significa occuparsi di quel punto
delicato in cui la nostra interiorità incontra l’esteriorità, la carne lo
spirito.
Questa riflessione ci permette di focalizzare soprattutto il
nostro stile personale, di coppia, di famiglia per crescere nello stile che guarda
a Gesù, al suo modo di stare nel mondo, di parlare, patire a fianco degli
uomini e delle donne che incontriamo e farlo, un po’ per volta, nostro. Forse
la nostra vita di uomini e donne cristiane è una questione di stile.
Lo stile, a
ben guardare, ci
parla anche della
nostra impotenza. Noi,
infatti non ci vediamo nella
nostra postura che ci è abituale, non cogliamo la nostra mimica: siamo sempre e
solo, sotto lo sguardo degli altri. E noi stiamo bene solo se ciò che mostriamo
corrisponde, nell’intimo, a ciò che siamo o che desideriamo essere.
Diventeremo coppie e famiglie cristiane se il nostro modo di
abitare il mondo sarà acceso dal desiderio di “farci come Gesù”, incarnando con
passione lo stile limpido, autentico, sincero del Vangelo.
Quante (tante) volte l’équipe ci ha aiutato e ci aiuta a
comprendere, far nostro e migliorare continuamente questo modo di essere?! Pensiamo
il metodo END come una scuola permanente, che ci consente di “stare”, esserci,
vedere, avvicinarci, curare, ospitare, stupirci: in una parola abitare la
nostra coppia, la famiglia, la comunità dove viviamo.
Ci siamo chiesti dove trovare oggi una possibilità,
un’esperienza nella società in cui viviamo, che ci offra un luogo dove crescere
e maturare in una relazione sincera, onesta, leale, se non l’esperienza
dell’équipe? Per noi è l’equipe!
La preghiera personale e di coppia, la lettura della Parola
di Dio, il raccontare le nostre aspirazioni, i desideri, i limiti, quello che
siamo, in profondità, nel dovere di sedersi (non sempre scontato e tutt’altro
che facile), sentire profondamente il bisogno e la necessità di una regola che
dà ritmo e respiro e che apre agli altri il nostro agire quotidiano: sono i
punti di riferimento essenziali e fondamentali per verificare l’autenticità
della nostra vita.
Quante volte ci capita nella riunione di equipe di
incrociare sguardi amorevoli, gu-stare
appassionate strette di
mano, calorosi abbracci,
parole dolci, tenere
e forti Maggio-Giugno 2014 -
3nello stesso tempo, che consentono e favoriscono il nostro cambiamento, di
correggerci reciprocamente.
È sicuramente in questi momenti che tocchiamo con mano la
presenza accogliente del Cristo. Non è forse questo che ci fa ardere il cuore
nel petto? “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome....”Ci rendiamo conto che
dobbiamo fare tanta strada per avvicinare uno stile evangeli-co, che è
necessario esporsi nella fatica del concreto, del pratico ed esporsi a scelte magari
scomode.
Le coppie e le famiglie, se improntate a uno stile
evangelico, non possono rimanere chiuse tra le quattro mura domestiche, ma sono
“contagiose”: escono allo scoperto e camminano con un proprio agire, quanto di
bello sperimentano al loro interno. Lo stile di una famiglia si vede anche
dalla gestione della vita quotidiana: dai consumi alimentari, dal modo di
vestire, dalle scelte di arredamento della casa, dagli oggetti e accessori che
si acquistano. La vita di ogni giorno può essere improntata alla sobrietà.
Anche nell’uso del tempo ci può essere uno stile di scelta. Quello di dedicare il
nostro tempo, soprattutto quello libero, tutto a noi stessi oppure riservandone
una parte anche agli altri. La cura del fratello “altro”, diventa un luogo
privilegiato per riconoscere e incontrare Gesù; diventa occasione di cura delle
sue ferite e nello stesso tempo anche delle nostre. Così, alla luce dei gesti
di cura, delle relazioni di amore compassionevole che si donano all’altro, si
rende presente la vera e autentica umanità, la convivialità dell’amore che
tanto desideriamo, segno concreto e visibile di un amore più grande del nostro.
Vigiliamo perché nella pratica di uno stile nessuno sfugge:
se ci mettiamo per la strada di quello evangelico, allora è fatta! A vantaggio
nostro, della nostra famiglia e del mondo intero.