Copertina

LETTERA 227 - MARZO 2024-APRILE 2024

Editoriale:

Annunciatori di una promessa - Profeti di un regno di Dio che non sarà poi e altrove, ma adesso e qui.

Autore:

Daniela e Marco D'Aquino - Segreteria Équipe Italia

 Visualizza Podcast 
Scarica Lettera

Quattro anni fa, in questo periodo, stavamo affacciati ai balconi e cantavamo l’inno d’Italia, facevamo la pizza e il pane nel forno di casa, condividevamo il barbecue con i vicini. Guardando ammirati Papa Francesco, solo, in una piazza San Pietro deserta, ci dicevamo che, finito tutto, saremmo usciti migliori: avremmo riscoperto i valori veri e le cose importanti della vita, le nostre famiglie sarebbero state più unite, avremmo dato più spazio alla preghiera, saremmo stati più attenti agli altri, ai nostri figli e agli anziani, ai vicini di casa che avevamo cominciato a salutare e meritavano le nostre attenzioni e la nostra misericordia.

E invece.

Invece abbiamo fatto fatica a riprendere le relazioni in presenza: i rapporti con alcuni parenti si sono incrinati e alcune amicizie sembrano perse per sempre; i nostri figli faticano a tornare in chiesa e le nostre mamme preferiscono guardare la Messa in TV; alcune Équipes del nostro Settore si sono sciolte e anche noi facciamo fatica a incontrarci con regolarità. Vediamo che molti giovani interagiscono con i compagni quasi esclusivamente tramite social e vi è un numero sempre crescente che soffre di disturbi alimentari, che fatica a concentrarsi e a stare attento, che sta male se non può tenere continuamente sotto controllo il telefono, che addirittura ha paura a uscire di casa e ad andare a scuola. Dopo un risveglio collettivo per la morte di Giulia Cecchettin, ci siamo assuefatti all’aumento del più terribile dei delitti, il femminicidio, e restiamo impassibili, incapaci di reagire, di fronte alle grandi emergenze del nostro tempo: le morti in mare e due guerre che stringono l’Europa.

Uno strato di cenere si è depositato sulla brace dei nostri cuori.

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. […] Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. (Luca 21, 7-11)

E dunque?

E dunque, come cristiani, come équipiers che cosa possiamo fare? Dobbiamo essere capaci di soffiare sulla cenere e alimentare la brace della nostra fede. Dobbiamo desiderare “una vita che brucia” (1) ed essere annunciatori di una promessa, profeti di un regno di Dio che non sarà poi e altrove, ma adesso e qui. “La promessa non è un’utopia o una speranza, la promessa è un sogno che si concretizza” (1)

Ma dove possiamo trovare, in concreto, la forza per riaccendere la brace dei nostri cuori? Far parte di un movimento, vivere l’Équipe è una risorsa che possiamo sfruttare e il metodo END può darci una mano.

Innanzitutto con la preghiera e la meditazione quotidiana della Parola di Dio: il fuoco della fede ha bisogno di essere alimentato; è lo Spirito che agisce e ravviva la brace. In secondo luogo è l’incontro con l’altro che ci aiuta a uscire da noi stessi, a dare e a ricevere “promessa”, iniziando dal dialogo autentico con il coniuge e dal confronto in Équipe. E infine la Regola di vita, che dona concretezza al sogno. Per la prossima potremmo scegliere un luogo privilegiato (la cucina? Lo spogliatoio della palestra? Il luogo di lavoro?) per fare con i gesti, non con le parole, l’annuncio della promessa: Dio è veramente risorto!

E quando la brace avrà ripreso colore, non saremo né sognanti, né sconfitti, ma annunciatori di una promessa.

Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. (1 Tessalonicesi 5, 16)