Lettera 171

LETTERA 171 GENNAIO - FEBBRAIO 2013

Editoriale:

" Pane di vita nuova per gli altri "

Autore:

Lucia e Nino Taormina - Coppia Responsabile Regione Sud Ovest

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Tutti chiamati, tutti mandati…

toccato dall’amore di Gesù Cristo, il cristiano deve sentirsi chiamato, a sua volta, a realizzare il suo progetto di promozione e di liberazione di sé e degli altri uomini(Padre Pino Puglisi).

“Pane di vita nuova per gli altri “E' mattino, dal nostro terrazzo dove frequentemente ci troviamo, per lo dare e rendere grazie a Dio creatore, guardiamo il mare, quello stesso, ormai retrocesso, che lambiva le grotte, scavate naturalmente nella roccia, che si aprono sul monte Pellegrino; alcune contengono importanti graffiti risalenti al paleolitico superiore. Ci soffermiamo a contemplare l’albero Gabriele, dal nome del nostro primogenito, trapiantato per lavoro in altra città. Piantato alla sua nascita, svetta rigoglioso tra la sommità delle case, che nel frattempo si sono costruite accanto alla nostra prima abitazione. Intravediamo la vecchia tonnara risalente al XVI secolo, che di sera si trasforma in pub discoteca, la musica ad alto volume assorda i residenti ed è causa di ingorgo del traffico di Vergine Maria, la nostra quieta borgata marinara, dedicata alla Vergine, stretta tra il monumentale  cimitero dei Rotoli e le ricche ville dell’Addaura. Svetta anche il comignolo dell’unico forno che fin da piccoli ci ha sfamato e che ormai non fuma più. Ha finito di bruciare legna, anch’esso si è modernizzato, è diventato elettrico. Ma l’odore del pane in cottura, o appena sfornato, ci riempie sempre, più che il naso, la vita stessa, perché simbolo di energia, di vita nuova. Il pane, la spiga: tanti chicchi la formano, non tutti diventeranno farina e, allo stesso modo dei figli,  che dal nostro arco teso, l’Arciere come frecce vive scocca in avanti, andranno a fecondare altri campi per diventare ancora spighe, che morendo daranno vita nuova.

 Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco (K. Gibran). 

È il mistero del Maestro che si ripete: sulla croce si è donato completamente (il chicco di grano che muore) e con la risurrezione ha dato vita ad un’umanità nuova(la spiga fatta di tanti chicchi). Egli vuole che la sua opera continui nei discepoli, anch’ essi dovranno amare fino a dare la vita e così generare la comunità.

Per questo, parlando con loro nell’ultima Cena, li paragona a tralci di vite chiamati a portare frutto. Concretamente come essere innestati nella vite? Gesù spiega che rimanere in Lui significa rimanere nel Suo amore, lasciare che le Sue parole vivano in noi, osservare i Suoi comandamenti, soprattutto il “Suo” comandamento: l’amore reciproco. 

Rivestitevi dunque, quali eletti di Dio, santi e prediletti, di tenera compassione, di bontà, di umiltà, di mitezza, di pazienza, sopportandovi reciprocamente e perdonandovi... Soprattutto poi, rivestitevi della carità, che è il vincolo della perfezione(Col 3, 12-14). Purificatele vostre anime obbedendo alla verità, per dare vita a un amore fraterno, senza finzione, amatevi l’un l’altro di vero cuore, intensamente(1Pt 1, 22). Siate tutti di uno stesso sentimento, compassionevoli, amanti dei fratelli, pieni di tenerezza, umili(1Pt 3, 8).

L’amore è la realtà più profonda, il mistero di Dio. Perché se Dio è Amore, esistere, per l’uomo, è partecipare al mistero dell’amore divino. Per questo la grande vocazione dell’uomo e del cristiano è quella di vivere nell’amore.  Il cammino END aiuta a trasformare le nostre famiglie in comunità eucaristiche, perché  si condivide lo stile dell’Eucaristia quando si  pratica l’accoglienza, come squisita capacità di fare sentire sempre l’altro e gli altri a loro agio; quando si vive di ascolto e dialogo, di offerta e di dono nel tempo che dedichiamo al servizio, di comunione che si esprime nella gioia di stare con chi occupa un posto importante nella nostra vita, in primis il coniuge, i familiari e tutti gli équipiers, compagni di viaggio con i quali condividiamo la missione di promuovere, difendere e diffondere in una società sempre più distratta i veri valori della famiglia, come luogo naturale dove si vive l’amore cristiano. Per questo forse nessun sacramento come l’Eucaristia porta l’impronta della famiglia: si celebra intorno alla tavola e richiama uno dei momenti centrali della vita della famiglia: il pasto condiviso. Padre Caffarel, il nostro padre fondatore, facendo memoria dell’Eucaristia, e quindi della morte e resurrezione del Signore, ha dato importanza al pasto, inserendolo come punto importante della riunione mensile, perché ogni volta che ci sediamo a tavola insieme, che condividiamo, nei racconti che si intrecciano, le delusioni e le speranze, i successi e gli insuccessi, ciascuno di noi diventa consapevole e grato per la grazia della presenza degli altri. Ma tante volte siamo turbati per le dolorose vicende della nostra vita, pieni di sgomento per il degrado della società, per le guerre che imperversano nel mondo, per le divisioni in famiglia e vorremmo che le cose cambiassero come per miracolo. Il Signore, invece, ci chiede di dare il nostro contributo, di avere fede pura che accetta i tempi e i piani di Dio, che si fortifica nella pazienza e nell’attesa, non una fede che crede perché vede, ma che vede perché crede e spera. 

Vivere in umiltà di cuore, in santo timore e con fiduciosa speranza, come recita il Salmo 131:

 Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre. 

I veri grandi sono gli umili: si tratta del paradosso del Vangelo, che è il capovolgimento della mentalità del mondo. Sulla soglia della casa di Elisabetta, Maria cantava: Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Solo se, come Cristo, non sono del mondo, i cristiani possono essere speranza nel mondo e per il mondo(Benedetto XVI). Il Piano Redazionale ci invita, riportando il pensiero di Giovanni Paolo II a raggiungere la “misura alta” della vita di coppia, la vocazione alla santità laicale, diventando pane per il mondo, avendo il coraggio della testimonianza coraggiosa di “osare il Vangelo”. Osare il Vangelo non è solo un refrain propagandistico dell’XI Raduno di Brasilia, ma la richiesta al Signore di trasformarci in pane offerto per la vita del mondo, convinti che arricchiti dalla Parola, nutriti dall’Eucarestia, possiamo diventare testimoni credibili della fede e missionari veri della Buona Novella. 

Al ritorno da Brasilia, ancora echeggiano le parole di Padre Timothy Radcliffe:“Voi tutti affrontate una grande sfida, ed è una sfida per tutta la Chiesa: come potete essere fedeli alla vostra spiritualità del matrimonio e, allo stesso tempo, andare in missione nel nostro mondo ferito, in cui tante persone vivono in altre relazioni, convivono, divorziano e si risposano o sono omosessuali? Quale missione avete in questo mondo di relazioni ferite e spezzate?... Dobbiamo dimenticare le vecchie definizioni: siamo chiamati a diventare amanti fedeli. Questa è per noi una sfida, anche per coloro il cui matrimonio è forte. Dobbiamo imparare a essere vulnerabili, a rischiare di restare feriti, come ha fatto Gesù, ma nella speranza che ogni essere umano, qualunque cosa abbia fatto, sia sulla via di un amore che va oltre ogni immaginazione. Curiamo il nostro matrimonio da ogni violenza, allora saremo portatori della pace di Cristo”. Ci piace concludere con la preghiera di Anna Maria Cànopi recitata in un dovere di sedersi fatto proprio lì nel terrazzo di casa, da dove, contemplando il creato, ci immergiamo nel mistero del Dio incarnato che ci ripete

Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. “Signore Gesù, alza gli occhi e guardaci: siamo qui sotto il tuo sguardo buono abbiamo mangiato il pane della tua parola, ma non abbiamo ancora compreso che il Pane vero sei tu, tu stesso, Verbo di vita. La nostra fede è ancora troppo debole: vorremmo anche noi vedere miracoli, segni sempre più clamorosi, per credere che puoi moltiplicare il pane per gli affamati di tutto il mondo, eliminare la povertà, la miseria, la fame.

E non pensiamo che tu vuoi innanzitutto cambiare i nostri cuori, moltiplicare la nostra generosità; non pensiamo che Tu vuoi salvare il mondo con l’amore .Proprio per questo sei venuto: per fare la volontà del padre fino a svuotare te stesso per donarti a noi, per darci una vita non più intaccata dal peccato, non più aggredita dalla morte, ma pienamente viva in Te, una vita nutrita di amore, del vero pane disceso dal cielo. Amen”.