Associazione chicco di senape
L’impegno laicale nella chiesa – dall’evangelizzazione alla formazione – nonostante la grande spinta innovatrice di papa Francesco, continua ad apparire poco incisivo e creativo. Del resto se guardiamo agli ultimi decenni possiamo dire che, malgrado l’elaborazione da parte del Vaticano II di una matura teologia del laicato, abbiamo assistito a una progressiva restrizione del suo ruolo. Le associazioni che in passato fornivano un laicato preparato a compiti non solo parrocchiali sono da tempo in difficoltà e non hanno saputo finora davvero reinventarsi. Anche il maggior coinvolgimen-to dei laici come operatori pastorali, là dove il progetto si realizza, non cambia il quadro generale; è una ministerialità che tende ad essere solo sostitutiva.
La Evangelii Gaudium indica chiaramente che l’evangelizzazione è un compito primario dei laici: «Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado d’istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evan-gelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente re-cettivo delle loro azioni» (120). E ciò nell’orizzonte di una Chiesa in uscita. «Non possiamo più ri-manere tranquilli, in attesa passiva, dentro le nostre chiese» ed è necessario passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria» (15). Linguaggi e strutture de-vono trasformarsi per diventare più missionari (27).
A queste esigenze non sembrano rispondere in modo adeguato né i consigli pastorali a livello parrocchiale e diocesano né il vasto mondo delle aggregazioni laicali. Dobbiamo rassegnarci a questa situazione? Mentre viviamo una profonda rottura della tradizione cristiana che richiede un rinnova-mento di visione e di azione e siamo sollecitati a vivere e a proporre la gioia del Vangelo, qual è la nostra risposta? Che cosa ci tocca fare per non essere blandamente assenti in questo momento della fede e della chiesa? Come coinvolgere le generazioni più giovani che non hanno sperimentato forme attive e significative di partecipazione laicale alla vita della chiesa? E come promuovere un’assunzione di responsabilità e un ruolo decisionale da parte delle donne nella vita ecclesiale?
Su questi temi il chiccodisenape vorrebbe sollecitare un’ampia riflessione nella nostra diocesi a partire da queste considerazioni :
- Nella diocesi si sta avviando un riassetto delle parrocchie, che risponda alla diminuzione del clero. Questo può essere un passaggio inevitabile, che tuttavia rischia di evadere la reale questione in gioco, che è quella, sollecitata dall’Evangelii gaudium, di ripensare profondamente le modalità dell’annuncio evangelico.
- Finito il regime di cristianità, la fede non viene più trasmessa in forma solo istituzionale e sacramentale. C’è domanda di ascolto e di confronto e, se pure si corre il rischio di una religione fai-da-te, oggi non si può più prescindere (ed è un bene) da una forte personalizzazione dell’esperienza religiosa. Ciò richiede sicuramente un ripensamento della trasmissione della fede nella catechesi par-rocchiale, ma richiede anche la ricerca di nuove modalità di annuncio attraverso percorsi più persona-li o di gruppo.
- L’azione pastorale della chiesa sembra concentrarsi quasi esclusivamente nei soli confini parrocchiali. E la diocesi di solito non è che la somma della vita delle parrocchie. Ma le parrocchie, quando sono in grado di avere una certa vivacità, sono spesso autocentrate. I laici che partecipano alle loro attività pastorali altrettanto raramente hanno uno sguardo che sia un po’ più ampio. La chie-sa è la parrocchia – questo è lo schema che sta diventando la norma. Non si riflette abbastanza sul fatto che il radicamento territoriale si è indebolito e resta molto forte soltanto per i bambini e per gli anziani; i luoghi di lavoro o i non luoghi del commercio e del trasporto, i luoghi di aggregazione in-torno agli interessi più che alla territorialità diventano gli spazi più importanti e frequentati, quelli dunque in cui occorre portare l’annuncio. Allo stesso modo sono cambiati i tempi della vita quoti-diana e della festa. Dove e quando l’uomo secolare può incontrare l’annuncio del Vangelo? Dove e in quali tempi può vivere la comunità cristiana?
- Non si può più prescindere dal confronto ecumenico e interreligioso ed anzi diventa neces-sario includerlo nell’annuncio. L’identità cristiana non è un elemento di differenziazione rispetto alle altre esperienze religiose; se è differenziata, lo è solo in quanto è più includente. Ma ciò richiede di ripensare le modalità e i contenuti dell’annuncio.
- In Europa sono sorte nuove esperienze di presenza e di annuncio cristiano, che sembrano ri-spondere ai mutamenti appena richiamati e fanno pensare non a un superamento della parrocchia, ma alla sua integrazione con modi e stili di presenza più adeguati ai tempi e ai luoghi della vita in città. Pensiamo in particolare alle esperienze francesi delle Maison d’église. Forse è arrivato il momento anche in Italia di pensare coraggiosamente a nuove strutture e modalità di annuncio, ma anche ad aggiornare in modo sostanziale le strutture esistenti, in particolare le parrocchie e le associazioni.
La nostra proposta è di avviare un percorso di riflessione nelle associazioni e nelle parrocchie, che conduca a un convegno ecclesiale nel quale approfondire questi temi e lanciare proposte operati-ve. Per preparare il convegno vi invitiamo a riflettere e a farci pervenire le vostre considerazioni sulle seguenti questioni:
1. Perché la Evangelii gaudium ha, anche nella nostra diocesi, una risonanza così debole e non sembra aver prodotto significativi mutamenti nel modo di vivere e praticare la missione cristia-na?
2. Quali sono i più rilevanti mutamenti nei modi e negli stili di vita urbani e come rispondono ad essi le tradizionali forme di presenza e di annuncio della Chiesa?
3. Come può l’annuncio cristiano incontrare da un lato il crescente indifferentismo e dall’altro il crescente pluralismo religioso? E che significano, concretamente, le proposte di Papa Francesco di una Chiesa nelle periferie e come ospedale da campo?
4. Oltre all’indispensabile revisione e conversione dello stile di vita di ciascun cristiano (che resta sempre la condizione fondamentale), a quali nuovi contenuti, luoghi, tempi e modalità di an-nuncio del Vangelo e della sua gioia possiamo pensare? Non è forse giunto il tempo di un nuovo slancio missionario, che richiede anche un impegno ideativo e progettuale?
5. In quali ambiti della vita sociale e con quale modalità si deve oggi testimoniare la carità evangelica?
Le associazioni, i gruppi e le parrocchie, che vogliano rispondere a questi interrogativi, sono pregati di farci pervenire le loro riflessioni entro la fine dell’anno all’indirizzo: chiccodisena-pe@gmail.com.